Il giovane gambero voleva imparare a camminare in avanti. Così prese a esercitarsi di nascosto e, a suon d'inciampi e nasate per terra, riuscì nel suo intento. I genitori la presero male: la madre fece una scenata da madre, scoppiando in lacrime ("Torna in te, cammina come i tuoi fratelli, che ti vogliono tanto bene"; il padre ebbe la reazione di un padre: lo cacciò di casa («Il ruscello è grande: vattene e non tornare più indietro»). Il giovane gambero iniziò così il suo cammino solitario e in avanti. Un gruppetto di rane-comari lo osservò con sospetto, invece che con ammirazione ("Il mondo va a rovescio"), ma lui non se ne curò. Poco più in là, s'imbatté in un vecchio gamberone malinconico, nascosto al riparo di un sasso ("Anch'io, da giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo e la gente si mozzerebbe la lingua, piuttosto che rivolgermi la parola"). Il giovane gambero provò pena per il vecchio e un po' di timore per sé. Ma infine lo salutò e proseguì dritto per la sua strada.
In questi giorni, le scuole primarie italiane distribuiscono ai genitori dei bambini in età scolare un grazioso pieghevole, dal titolo «Devo iscrivere mio figlio alle scuole elementari. Che cosa cambia?». Aprendolo, si trova la foto di un ragazzino vestito di blu, in piedi di fronte alla lavagna e affiancato dalla sua - possiamo scommetterlo anche se è di spalle - assai giovane insegnante. L'alunno deve rispondere alle «domande di comprensione sulla lettura». E quelli del ministero dcll'lstruzione, con un pizzico di vanità, fra tutte le possibili letture hanno scelto proprio la favola del giovane gambero, scritta da Gianni Rodari, che afferma il coraggio delle proprie convinzioni al di là del giudizio altrui, l'irriverenza e la fatica del progresso che deve necessariamente rompere con il passato.
A un primo sguardo, non possiamo che dare loro ragione: il bambino in blu, infatti, sta scrivendo su una lavagna interauiva, roba che ci sognavamo fino all'altro ieri. Il touch-screen illuminato gli permette di selezionare Io spessore della matita virtuale e ha una serie di pulsanti a lato, per cancellare, per cambiare colore, per sentire dei suoni. Ecco il progresso, finalmente, che arriva nelle nostre aule. E, benché (malignamente) immaginiamo le scene dell'insegnante alle prese con i criptici messaggi di errore che inattesi compaiono sulla nuova lavagna high-tech, impedendole di fare ciò che vuole ("Ragazzi, vado a chiamare il bidello"), noi siamo dalla parte dei giovani gamberi del ministero e del gambero Mariastella Gelmini. Arriva la tecnologia, era ora: it 's evolution, baby!
Poi, però. spostiamo lo sguardo sulla pagina accanto della brochure. «Insegnante unico di riferimento», recita il titolo su sfondo marroncino simil-bacheca-di-sughero. Il giovane gambero frena bruscamente, sollevando un polverone di sabbia "ahi ahi! non sarà davvero più sicuro invertire la marcia?"). Fa due timidi passetti all'indietro, mentre noi apriamo ulteriormente il pieghevole del M I UR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e, voilà, scopriamo infine le Vantaggiose Offerte Del Progresso.
Come per gli elettrodomestici sul volantino dell' Auchan, il genitore del bambino in età scolare si trova a poter scegliere tra diverse soluzioni: i due «Modelli Base», da 24 o da 27 ore settimanali, oppure i super-accessoriati, performanti ed ecosostenibili «Modelli a Richiesta», da 30 o 40 ore. Purtroppo, sotto questi ultimi, che noi chiamavamo «Tempo pieno», in corpo di testo più piccolo viene specificato: «Che la scuola potrà attivare in base all'organico disponibile». Il giovane gambero si guarda intorno smarrito. Non si è mai avventurato così a valle lungo il ruscello. Avverte dei rumori sinistri. Comincia a scorrazzare qua e là, un po' in avanti e un po' all'indietro ("Dove sono tutti?"). Con la coda, urta un sassolino che si trova a pelo d'acqua. Quello si muove e provoca una piccola frana sulla riva, una pioggerellina di sassi ("Plof plof plof"). Il giovane gambero sente i tonfi sopra di sé, guarda in alto, appena in tempo per vedere la grande Onda che si solleva e gli si rovescia addosso.
Per approfondire leggi anche: Come un ministro ti diventa avvocato, di Gian Antonio Stella - http://contecarlo.altervista.org/blog/?p=350
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