domenica 8 febbraio 2009

Riforma della giustizia - Cosa ne pensa la carta stampata

Ecco un po di rassegna stampa sulla riforma della giustizia appena varata. Dal Blog di Marco Travaglio. Leggete e meditate..... Eluana è stata USATA ancora una volta come pretesto per nascondere altre nefandezze. Napolitano rimanda il decreto alle camere che lo riscrivono paro paro... una sfida forse? Sulla riforma torneremo a ragionare..... Intanto leggete e meditate....

Il Sole 24 Ore
7 febbraio 2009

Processo, passo indietro dell'accusa
Donatella Stasio


Indagini esplorative arriva lo stop al pm
D.St.


La Repubblica
7 febbraio 2009

Riforma del processo, norma pro premier
Liana Milella


La Stampa
7 febbraio 2009
Intervista
Bruti Liberati: ''E' solo un messaggio ai pubblici ministeri''
Susanna Marzolla



--Il Velino Sera--
Roma, 6 feb (Velino)

Processo penale, da Cdm più poteri a polizia giudiziaria e difesa

“Questa riforma non sarà completa finché non verrà inserito il tassello
dell’abolizione del secondo grado di giudizio per chi è stato assolto in primo
grado”. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo mette in chiaro
presentando in conferenza stampa la riforma del processo penale che oggi è stata
varata all’unanimità dal Consiglio dei ministri. “E’ un principio di democrazia
a cui teniamo molto – dice Berlusconi –: che un cittadino assolto in
primo grado non possa essere chiamato da un magistrato, magari per un puntiglio,
nel girone infernale di un secondo e terzo giudizio”. Una modifica per cui
“vedremo se sarà necessaria una riforma costituzionale
– dice
Berlusconi -, ma che ci porrà sullo stesso piano delle grandi democrazie
occidentali”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha quindi illustrato i
principi base della riforma varata dal Cdm e articolata su cinque deleghe al
governo: “Abbiamo fatto un buon lavoro con l’obiettivo di garantire un processo
penale più rapido e giusto”, dice il Guardasigilli.

La novità più importante fra quelle introdotte riguarda i poteri di
indagine affidati alla polizia giudiziaria, che saranno ampliati “rendendo così
più efficace la lotta alla piccola criminalità”, dice Alfano. Il pubblico
ministero non potrà più prendere cognizione diretta delle notizie di reato, ma
si limiterà a riceverle dalla polizia giudiziaria. Quest’ultima godrà di
maggiore autonomia, così da poter svolgere investigazioni anche autonome
rispetto a quelle delegate dal pm. La polizia giudiziaria potrà compiere tutti
gli atti urgenti anche dopo che il pm ha assunto la direzione delle indagini e
svolgere di iniziativa ogni attività necessaria ad accertare i reati. Su delega
del pm, potrà poi assumere l’interrogatorio dell’indagato.

(...)
Verrà ampliato il potere dell’imputato di far ammettere le prove a
discarico, escludendo solo quelle vietate dalla legge o manifestamente
irrilevanti, ma si impone maggiore rigore nell’indicare la rilevanza dei
testimoni. Nell’ambito delle investigazioni difensive, l’avvocato potrà ottenere
dal giudice l’accompagnamento coattivo della persona informata che intende
sentire, salvo legittimi impedimenti.

vedi anche

Repubblica — 15 dicembre 2008 pagina 1 sezione: prima pagina
Giustizia, piano del premier per allungare i processi



ilmessaggero.it
Riforma giustizia, le sentenze non varranno più come prova in tutti i processi
Roma (6 febbraio)
- La riforma della giustizia approvata dal
governo riscrive l'articolo 238-bis del Codice di procedura penale: le sentenze
passate in giudicato potranno essere così considerate come prova solo nei
processi di mafia, terrorismo o per reati gravissimi. Secondo il codice di
procedura in vigore, all'articolo 238-bis appunto, in tutti i tipi di processi
le sentenze definitive possono avere valore di prova.

Possibili effetti sul caso Mills.

Secondo ambienti parlamentari del centrosinistra l'innovazione
potrebbe rivelarsi di una qualche utilità nel processo Mills. Qualora l'avvocato
inglese venisse condannato, la sentenza del suo procedimento non potrebbe in
alcun modo influire, avendo effetto di prova, nel processo che si dovrebbe
ancora celebrare nei confronti del presidente del Consiglio. Per effetto del
Lodo Alfano il processo Mills non può continuare nei confronti di Berlusconi
fino alla fine del suo mandato al governo. E alla sua ripresa, grazie a questa
modifica contenuta nella riforma, l'eventuale condanna di Mills, non potrà avere
conseguenze formali sul procedimento che interessa il Cavaliere. L'articolo 238
bis era stato aggiunto nel 1992 per evitare che nei processi di mafia si dovesse
ogni volta ricominciare da capo con il dover dimostrare teoremi come quello, ad
esempio, della 'Cupola'.


La Stampa
7 febbraio 2009

Processo penale, meno poteri ai pm
Francesco Grignetti


"... Secondo Antonio Di Pietro, la riforma è tutta una scusa di Berlusconi «per
inseguire la sua impunità». Un codicillo prevede in effetti che le sentenze
definitive non potranno più essere utilizzate come prova in altri procedimenti,
salvo che per i reati di mafia e terrorismo. A Di Pietro sembra una norma
perfetta per il caso Mills: qualora l’avvocato inglese venga condannato, e se
mai il Lodo Alfano fosse bocciato dalla corte costituzionale, questa norma
sarebbe un paracadute perfetto per il premier. Si vedrà..."



Giustizia: Di Pietro, Berlusconi procede a sua demolizione
(Asca) - Roma, 6 feb -
''Provvedimento dopo provvedimento si
procede a ritmo forsennato alla demolizione della giustizia in Italia da parte
del governo Berlusconi. Appena ieri, l'approvazione di un ddl sulle
intercettazioni che, se dovesse essere approvato in via definitiva, bloccherebbe
ogni possibilita' di contrastare efficacemente la criminalita', e oggi, con le
nuove proposte in materia di giustizia, si aggiunge un ulteriore tassello verso
lo stato dell'illegalita'''. Ad affermarlo e' il leader di Italia dei Valori
Antonio Di Pietro.
''Contestiamo innanzitutto l'idea - ha spiegato - che si debbano ridurre i gradi
di giudizio in caso di assoluzione.
Se e' vero, come e' vero, che un giudice puo' sbagliare una prima volta, puo'
sbagliare sia nel condannare che nell'assolvere. Ed e' dunque bene che vi sia un
doppio controllo prima di assolvere o condannare qualcuno. Riteniamo assurdo poi
che il Parlamento debba concedere ben cinque deleghe legislative al governo,
anzi, addirittura a questo governo, per provvedere alla modifica
dell'ordinamento giudiziario e del codice di procedura penale. Affidare al
governo Berlusconi e, dunque direttamente a lui, interventi in materia
giudiziaria e, non al Parlamento, e' come affidare il pronto soccorso a Dracula''.
Contestiamo, inoltre, che i magistrati, sia pure vice procuratori onorari,
debbano essere eletti dal popolo: cosi' facendo, assisteremmo a un mercimonio di
persone che per essere elette, ad una carica cosi' delicata e importante,
finirebbero per fare accordi di lobby politica con l'elettorato di riferimento''.
''Infine, e' del tutto anacronistico - sostiene Di Pietro - impedire al pubblico
ministero di acquisire autonomamente notizie di reato e relegarlo cosi' al ruolo
di notaio delle indagini svolte dalla polizia. Come e' noto, la polizia dipende
dal potere esecutivo e, quindi, sara' messa in condizione di svolgere solo
quelle indagini che non disturbano chi governa''. min/mcc/alf


La Stampa
7 febbraio 2009
L'uso politico di una tragedia
Lo strapotere della Chiesa lo scivolone del Quirinale il pugno del Cavaliere.
Luigi La Spina

... Nella partita a scacchi tra organi dello Stato che si è svolta ieri
resta da notare la determinazione del presidente del Consiglio nell’imboccare
consapevolmente la via dello scontro col Quirinale. Non tanto e non solo per
piegarsi alle volontà del Vaticano, assumendo il ruolo di difensore della fede e
della morale cattolica nella politica italiana, in una versione confessionale
dell’eredità democristiana. Quanto per assestare, in modo clamoroso, un colpo al
prestigio e al ruolo del Capo dello Stato e a chi, come Fini, ne segue troppo
pedissequamente i consigli.
Sfogando un risentimento che Berlusconi
cova da tempo nei confronti di Napolitano e che, finora, si era acconciato a
mimetizzare nella diplomazia istituzionale molto a malincuore. Nella
speranza, inoltre, di dimostrare quanto sia necessario un riequilibrio dei
poteri a favore della presidenza del Consiglio
, manifestatasi così
impotente in una questione così delicata. Sarà difficile che una riforma
costituzionale quale Berlusconi vagheggia sia realizzabile, almeno in tempi
ragionevolmente brevi. Ma in politica, soprattutto in quella italiana, non
sempre servono i risultati. Bastano le intenzioni.

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